Dal 1967, la popolazione palestinese in Cisgiordania vive, esiste e resiste all’occupazione israeliana. Tramite esercito e coloni, Israele erode i territori e le vite dei palestinesi, depredandoli delle loro ricchezze e delle loro risorse naturali.
Nella Valle del Giordano, Israele ha confiscato e distrutto la maggior parte dei pozzi e delle reti idriche e le comunità locali vengono assetate dalla israeliana Mekorot. I comitati palestinesi stanno rispondendo all’apartheid idrica ripristinando le reti idriche danneggiate da esercito e coloni e distribuendo acqua alle comunità più isolate. Il Jordan Valley Solidarity Movement, una rete formata da comunità palestinesi provenienti dalla Valle del Giordano e da sostenitori internazionali, coordina queste attività.
L’OCCUPAZIONE ISRAELIANA NELLA VALLE DEL GIORDANO
La Valle del Giordano è una fertile striscia di terra che si estende a ovest del fiume Giordano e ospita circa 65.000 palestinesi. Costituisce circa il 30% della Cisgiordania e metà delle sue terre agricole e, a causa della ricchezza di risorse naturali che la contraddistingue, è stata dichiarata da Israele zona di interesse strategico.
Dal 1967, l’esercito di occupazione israeliano ha dichiarato “zona militare chiusa” il 46% della Valle del Giordano. Le terre rimanenti sono state confiscate o interdette sotto vari pretesti, tra cui l’istituzione di aree naturalistiche “tutelate”, lasciando meno del 5% del territorio ai palestinesi.
Dal 1967, Israele ha trasferito nella valle del Giordano almeno 11.000 suoi cittadini e obbligato allo sfollamento oltre 50.000 palestinesi. I coloni presenti nella valle hanno avviato proficue attività economiche basate sullo sfruttamento delle risorse locali, sottratte ai palestinesi. Le famiglie palestinesi che resistono all’occupazione si trovano ad affrontare restrizioni nella libertà di movimento e nell’accesso a risorse e servizi, in un generale clima di incertezza e violenza.
MEKOROT E L’APARTHEID DELL’ACQUA
Nel 1987 Israele ha vietato alla popolazione palestinese di costruire nuove infrastrutture per l’approvvigionamento idrico senza l’autorizzazione preventiva dell’esercito israeliano: per scavare pozzi, installare pompe o riparare o costruire acquedotti è quindi necessaria l’autorizzazione di Israele, che di fatto è impossibile da ottenere. Negli anni, buona parte del sistema idrico palestinese è stato distrutto e vandalizzato da esercito e coloni. Attualmente, la quasi totalità della estrazione di acqua da pozzi e sorgenti nei territori occupati è gestita dall’israeliana Mekorot.
Al furto delle risorse idriche è seguita l’impossibilità di accesso alle stesse: Mekorot è stata denunciata per la sistematica negazione del diritto all’acqua della popolazione palestinese, a cui riserva una quota minima e insufficiente delle vendite. Solo il 36% dei palestinesi in Cisgiordania ha accesso all’acqua corrente ogni giorno, rispetto a quasi il 100% dei cittadini israeliani in Israele e negli insediamenti.
Nella valle del Giordano, il governo israeliano ha distrutto circa 200 progetti di irrigazione a est della Strada 90 e impedito ai palestinesi ogni accesso al fiume Giordano. Qui, dove la maggior parte della popolazione vive di agricoltura e pastorizia, la negazione dell’accesso all’acqua ha conseguenze drammatiche per le comunità che si ritrovano private delle necessità di base per sopravvivere.
IL MOVIMENTO DI SOLIDARIETA’ VALLE DEL GIORDANO
Nella Valle del Giordano, le comunità locali palestinesi stanno rispondendo all’apartheid idrica ripristinando le reti idriche danneggiate da esercito e coloni e distribuendo acqua alle comunità più isolate.
Il Jordan Valley Solidarity Movement è una rete formata da comunità palestinesi provenienti dalla Valle e da sostenitori internazionali. Il suo obiettivo consiste nel garantire la sopravvivenza della popolazione palestinese e la protezione del patrimonio naturale della Valle del Giordano, attraverso la costruzione di un sostegno internazionale diretto alle comunità autoctone.